All’ottava edizione del Trofeo dell’Adriatico non è più consentito dire “pare proprio che quest’evento stia diventando importante”, perché un appuntamento fisso a calendario di tanti kendoka italiani lo è ormai da anni.
Porto San Giorgio c’è stata sempre, sin dalla prima edizione quando forse non si parlava ancora di Trofeo dell’Adriatico. Era un seminario che si concludeva con una gara, le squadre ed i tabelloni si facevano su dei fogliacci mentre si pranzava alla Gradarina. Attraverso gli anni fino al 2015, quando alla VII edizione abbiamo mandato solo due eroi alla loro prima esperienza di shiai! Ci eravamo promessi di fare meglio e così quest’anno abbiamo schierato una delegazione di 8 kenshi che, con la featuring di Paolo dell’Accademia Romana Kendo, formava ben 3 squadre!
Vista la vicinanza da casa questo per noi è spesso il momento della “prima volta” (diciamo del “battesimo del fuoco”, è più marziale) e quest’anno lo è stato per gran parte dei nostri ragazzi. Dicono che la prima volta non si scorda mai e, visto l’entusiasmo, pare che sarà così anche in questo caso.
Ma la 3 giorni a Gradara non è solo shiai. E’, innanzi tutto, un seminario guidato di anno in anno da maestri di rilievo. Quest’anno la direzione dello stage era nelle mani di Otsubo Sensei 7° dan Kioshi. E cosa ci si può aspettare dai tre allenamenti che precedono e seguono un momento agonistico?
Postura, tenouchi, corretto atteggiamento.
E a dar valore agli insegnamenti del Maestro (non che ce ne fosse bisogno) ci hanno pensato i contendenti impegnati nello shiai. Tra tutti le due squadre impegnate nella finale a squadre che, a mio avviso, hanno mostrato come praticare il buon kendo suggerito dal Maestro anche in shiai, anche durante una finale.
Ovviamente c’è molto altro: tutti i maestri che hanno partecipato all’enbu taikai, che hanno arbitrato o che hanno praticato con noi, la perfetta organizzazione da parte di Ikendenshin, più di 100 kendoka e, last but not least, il buffet!
Umi no Kenshi ringrazia quanti si sono spesi per la realizzazione dell’evento (tradotto: tutti quelli che si spendono per farci fare kendo) e si impegna già da ora ad essere presente anche alla prossima edizione.
Perché è un’occasione per imparare, per divertirsi, per rincontrare quegli strani amici vestiti di blu che vengono da ogni angolo d’Italia.